Incipit
Lettera a mia nipote, da leggere nel giorno della sua laurea
Cara nipotina,
tuo zio Filippo vuol farti i complimenti per aver raggiunto il traguardo che lui stesso ha toccato tanti anni fa, il giorno stesso del tuo arrivo nel mondo.
Mi sento molto in imbarazzo nello scriverti questa lettera, in primo luogo perché non so come chiamarti. Fino a qualche settimana fa, sembrava pacifico che, in onore delle tue due nonne, ti saresti chiamata Maria Vittoria: un solido ed onesto doppio nome di battesimo, senza il tocco di esotismo di un’acca od una ipsilon, che ricorda il Vangelo e le regine dell’Ottocento. Poi i tuoi genitori (o meglio tuo padre) hanno deciso di chiamarti Pandora.
Non è che tuo babbo, due mesi fa, sia stato colto da un’improvvisa passione per la mitologia greca. “Pandora”, per lui, non è la femmina pasticciona ed imprevidente che aprì il vaso dentro cui erano racchiusi i mali del mondo, ma il pianeta dove è ambientato il film Avatar. Adesso che scrivo, a due giorni dalla tua nascita, la questione rimane in sospeso e per questo il tuo arrivo sul pianeta Terra non è stato ancora denunciato all’anagrafe. Conoscendo tuo padre, che ha l’aria di essere un pigro vitellone ma riesce sempre ad ottenere quello che vuole, sono certo che ti chiamerai Pandora.
Ma ecco che c’è un altro motivo di imbarazzo: scrivo una lettera per una neonata, che la leggerà solo fra un quarto di secolo (ammesso che lei non vada fuori corso), quando il mondo sarà completamente diverso e forse anche le lettere saranno state completamente soppiantate dagli SMS. In questo futuro che fatico ad immaginare, forse tuo padre sarà un capofamiglia serio e responsabile, e tu faticherai ad associare la parola “vitellone” al genitore che stimi e rispetti, oppure al matusa che male sopporti.
Prevengo la domanda che tu stai per fare: “Perché, allora, ho dovuto aspettare la laurea per leggere le tue elucubrazioni? Come mai, nell’indirizzo di questa lettera, non hai messo ‘Per la mia nipotina, nel giorno della licenza elementare’?”.
Il fatto è che solo quando avrai una pergamena appesa ai muri di casa potrai accogliere con indulgenza la confessione che sto per farti. Non sono stato felice della tua nascita. Mi correggo: sono stato felice della tua nascita, ma non della data che hai scelto per venire al mondo.
Riassunto
Il narratore, che ha sempre porvato un po’ di gelosia verso la sorella, più brava a scuola, ha avuto la sua rivincita quando lei ha trascurato gli studi universitari per il matrimonio, mentre lui riusciva a dare tutti gli esami e a preparare la tesi di laurea. Proprio il giorno della discussione della tesi, tuttavia, la ragazza ha messo al mondo una bambina, e Filippo si è sentito di nuovo messo da parte. Gli è bastato però vedere la bambina per innamorarsene e dimenticare il suo malumore.
Segue poi una lettera della nonna paterna di Pandora, lieta della nascita della nipotina, soprattutto perchè spera che il lieto evento spingerà suo figlio, che è sempre stato un po’ scapestrato, ad assumersi le sue responsabilità nell’azienda di famiglia. Conclude il tutto una lettera dell’autore, che invita la bambina a non preoccuparsi per le aspettative che i famigliari pongono su di lei, perchè le vorranno bene in ogni caso.
Commento
Nei miei racconti affronto spesso il tema della procreazione; sarà forse perchè, dei tre momenti fondamentali dell’esistenza (la nascita, l’accoppiamento e la morte) il primo è sempre stato trascurato dalla letteratura rispetto agli altri due.
Ho avuto la vaga idea di estendere il racconto fino alle dimensioni di un romanzo, in cui ogni membro della famiglia (genitori, nonni e zii) doveva scrivere una lettera alla piccola neonata; penso tuttavia di essere stato saggio a limitarmi a due missive.